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Nata in Italia ma non può gareggiare…

Oggi voglio condividere la particolare storia di una ragazzina di Campodarsego (Padova) messa in luce da Il Gazzettino. Nata in Italia da genitori tunisini, ora ha quasi a dieci anni ed è nella squadra locale di nuoto. Unico neo:  non può partecipare alle gare federali. La Federnuoto l’ha infatti stoppata perchè è straniera e non ha la cittadinanza italiana. Una storia che ancora una volta dimostra la necessità di risolvere la questione dello ius soli. Chi nasce sul suolo italiano, e che dimostra di essere integrato/a, deve avere diritto alla cittadinanza in modalità privilegiata.

«Mia figlia non può capire il perché di questa dicriminazione» ha detto il padre della ragazza.  Il papà, un falegname che risiede in provincia di Padova da 11 anni, cinque mesi fa ha avviato l’iter per ottenere la propria cittadinanza italiana, che così potrà trasferire alla figlia, riporta il giornale. Il tempo per ottenere la cittadinanza non è così veloce, ahimè. Ci vogliono due anni, se tutto va bene. Nel frattempo speriamo che la ragazza conservi le sue doti agonistiche.

Una bella notizia per i figli degli stranieri

Sembra finalmente che ci sia una volontà di tutti i partiti ad affrontare il tema dello ius soli, ovvero l’acquisto di cittadinanza da parte dei tanti figli nati in Italia da genitori stranieri.

Lo ius soli, dal latino “diritto del suolo”, è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori. L’Italia è uno dei Paesi con le regole più restrittive per la cittadinanza: si diventa cittadini solo attraverso lo ius sanguinis centrato sull’elemento della discendenza o della filiazione. Si diventa cittadini italiani anche sposandosi con un cittadino italiano (dopo due anni di matrimonio) o per residenza (10 anni nel Paese per i cittadini extra UE e 4 per quelli europei).

Ora leggiamo che tutti i partiti, salvo la Lega Nord, faranno una proposta di legge comune. “I punti in comune alle varie proposte sono l’uscita dallo ius sanguinis e la previsione di un legame della cittadinanza con un radicamento in Italia”, ha spiegato ieri il deputato Pd Khalid Chaouki dopo la riunione. Tutte le ipotesi prevedono una forma di ‘ius soli’, ma temperata in vari modi, per evitare abusi.

Sono contenta per questo sentiero intrapreso che viene supportato anche da molti italiani. A questo proposito segnalo la campagna nazionale L’Italia sono anch’io che ha già raccolto 200.000 mila firme. La campagna è promossa da 22 organizzazioni della società civile: Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 – Seconde Generazioni, Tavola della Pace e Coordinamento nazionale degli enti per la pace e i diritti umani, Terra del Fuoco, Ugl Sei, Legambiente, UIL, UISP e dall’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.